La chiamata
E’ stato un vero onore per me quando Federico Sampei, skipper Giapponese di DMG Sailing Academy mi ha chiesto di fare da co-skipper per la regata del Mini Fastnet.
Avevo già partecipato a questa regata nelle due precedenti edizioni, ma a causa di una meteo avversa, non ci è stato possibile arrivare fino al mitico faro del Fastnet, nel sud dell’Irlanda.
Tra l’altro dopo l’ ultima edizione, alla quale avevo partecipato con Simone Gesi, avevo un conto in sospeso con questo evento. Era stata una regata in regime di alta pressione, completamente senza vento e con la flotta sempre molto compatta. A poche miglia dall’ arrivo ero in prima posizione, ma alla fine ero rimasto fregato da una scelta strategica sbagliata proprio sul finale e avevo chiuso in decima posizione.
La preparazione
La barca di Sampei è un prototipo di nuova generazione. Una barca molto interessante e che avevo voglia di provare da tempo, ma sulla quale non avevo mai navigato e che non conoscevo. Il progetto della barca è molto simile al mio, quindi mi aspettavo di trovare molti punti in comune. Ma allo stesso tempo confidavo nel prologo della regata, per prendere le misure con le regolazioni e con le manovre.
Senza contare che era quasi un anno che non navigavo in doppio su un mini.
Il prologo non si è svolto.. causa non vento. Quindi tutte le “prove” sono state rimandate al giorno della partenza.
Day 1
Siamo usciti abbastanza presto, per approfittare del pre-partenza per provare la barca e permettermi di prendere confidenza con le regolazioni e le manovre.
Wow… l’ albero è estremamente flessibile… non sarà facile trovare la regolazione perfetta. Inoltre la barca ha molte micro regolazioni. Andare veloce sarà abbastanza facile, ma andare alla velocità target e tenere il passo degli altri non sarà facile.
Ottima partenza, ma dopo poco ci ritroviamo risucchiati dalla flotta e scivolare a metà classifica.
Prima notte complicata. Poco vento e gli altri prototipi costantemente 1 kt più veloci di noi. La regata si mette veramente in salita. Non riesco veramente a tirare fuori tutto il potenziale della barca e il gruppo di testa allunga continuamente su di noi.
Day 2
Le miglia passano e piano piano inizio a creare un buon feeling con la barca. Iniziamo a capirci, ad essere in sintonia e avere le risposte attese da ciò che modifico nelle regolazioni. Mentre io sono concentrato sulla barca Federico, lo skipper, si concentra su meteo e la strategia per tornare decisi sulla flotta e guadagnare miglia preziose.
Alle Silly* abbiamo già quasi 18 NM di ritardo la leader. Una bella mazzata!
La regata comunque è ancora lunga…
Grazie a Federico riusciamo a costruire una strategia solida ed efficace che ci permette di iniziare a recuperare qualcosina sul gruppo di testa e nello stesso tempo io affino un buon passo che ci permette di concentrarci entrambi sulla meteo e su come ricucire il gap.
Day 3
Il terzo giorno comincia veramente senza vento, ma questo ci può aiutare a ricucire un po’ le 15 miglia di distacco dal leader.
Rotta verso il Fastnet. Chissà se quest’anno riesco veramente a vederlo. Per me è la terza edizione di questa regata, ma nelle precedenti causa meteo sfavorevole non siamo mai potuti arrivare a vedere il mitico faro.
Effettivamente la bonaccia ci aiuta a ricucire un po’ il gap e quando rientra la pressione finalmente abbiamo il passo per stare con gli altri. Finalmente iniziamo a giocare sul serio!
Abbiamo una strategia chiara in testa per approcciare il Fastnet e funziona. Ci troviamo a bordeggiare di bolina a poche centinaia di metri dalla costa sud dell’ Irlanda ballando tra la terza e la quinta posizione. Questo ci infonde fiducia e coraggio.
Al mitico faro siamo in terza posizione e decidiamo di fare una strategia diversa dai primi tre. Poggiamo e decidiamo di mettere subito lo spy grande scegliendo di passare a est della zona interdetta con l’ obbiettivo di finire nella zona di non vento il più tardi possibile. Sarà la strategia corretta?
Day 4
Cavolo.. del gruppo di testa sembra che nessuno abbia scelto il lato ad est, così abbiamo aperto un bel distacco laterale sulla flotta. Questo ci fa dubitare un po’ della nostra scelta.
Ormai il distacco dalle barche è troppo grande e non sappiamo più dall’ AIS2* dove siano i nostri avversari.
La bonaccia arriva come da previsione, ma le rotazioni di vento non corrispondono a quanto ci aspettavamo. Iniziamo ad andare un po’ in crisi per paura che il sistema meteo in cui navighiamo non sia quello atteso. Così iniziamo a cercare di tornare a Ovest.
Con il senno del poi.. guardando la cartografia fu un grave errore… ma quando navighi solo con le osservazioni e il barometro, senza informazioni meteo e senza sapere dove siano gli avversari diventa complicato rimanere fedeli ad una strategia.
Day 5
Arriviamo al bordeggio di rientro costeggiando le Silly e le barche dalla seconda alla settima posizione sono racchiuse in un paio di miglia. Ce la possiamo giocare.
L’opzione est effettivamente era vincente , peccato non averci creduto e insistito di più. Comunque al momento siamo secondi con il terzo e il quarto incollati. Non è tempo di pensare, ma di fare a sportellate virata dopo virata lungo la zona interdetta delle Silly.
E’ una lotta per guadagnare l’ est, in attesa che il vento ruoti… ma non si vuole proprio decidere ad entrare questo est e le barche dietro per recuperare preferiscono allungare la rotta.
Davvero complicata questa regata.. è completamente aperto il risultato.
Day 6
Le ultime miglia ci separano dall’ arrivo a Douarnenez. Il risveglio è subito con una retromarcia per cercare di liberarsi da delle alghe che si erano intrappolate nella chiglia. E’ davvero pieno il mare e chi riesce a tenere libera la chiglia avrà davvero un bel vantaggio. Noi non partiamo nel migliore dei modi…
E il proseguito è anche peggio. Nella giornata avremo dovuto fermarci e fare retromarcia almeno 5/6 volte, ritrovandoci continuamente a guadagnare e perdere la terza posizione e senza riuscire mai a portare l’ attacco alla seconda.
La giornata sotto il sole è stata davvero intensa. Caldo, correnti molto forti e poco pochissimo vento. Eravamo tutti a regatare sul filo di lana, cercando di sfruttare ogni refolo di vento.
E poi mentre io ero al timone, un attimo prima del calare della notte mi infilo in un banco di alghe di cui non avevo proprio trovato la via pe passare. Le alghe sono talmente lunghe che arrivano ad uscire dalla poppa. Mi libero prima a mano, come riesco, poi provo la retromarcia… ma sono così lunghe che come risultato ottengo di arrotolarle attorno alla chiglia.
Chiamo Fede che in quel momento riposava. La situazione è piuttosto complicata. Buio.. e non vedendo con la Go pro in acqua ci inventiamo un sistema di luci. Ora vediamo, ma le manovre che facciamo non sortiscono gli effetti desiderati.
Niente.. Fede mi dice: “mi butto in acqua.. è l’unica opzione!”
Si toglie in fretta e furia i vestiti. Maschera, torcia, cima legata in vita e pluf! Ci libera. Acqua ghiacciata.. quando torna a bordo trema.
Nel frattempo Thais Le Cam (che era in quarta posizione, subito dopo di noi) ci ha superato ed ha allungato 2 miglia. Ne mancano meno di venti alla line adi arrivo.
Il podio sembra sfumato. Ma io non voglio che finisca così. Non può finire così, con Fede intirizzito e la gioia del podio sfumata.
Ci mettiamo giù di brutto3*!
Io sveglio tutta la notte a lavorare su ogni minima variazione di vento e Fede, appena ripresosi dal tuffo, impegnato a fare il matossage4* sotto coperta, ad aiutarmi in questo match race.
Questa battaglia all’ultimo miglio, ci vede guadagnare la terza posizione con soli 4 minuti di distacco dal 4° posto e a meno di 9 dal secondo!
* Silly : Isole a sud dell’ Inghilterra
2* AIS : Sistema di localizzazione delle barche in prossimità tramite antenna VHF
3* mettersi giù di brutto : termine colloquiale Emiliano-romagnolo, impegnarsi col massimo impegno
4* Matossage : spostare i pesi (borse e altro) posti sotto coperta per migliorare l’assetto della barca